ANDD IF U DON’T KNOW NOW YAA KNOW!! // BADBADNOTGOOD
28 Giugno, 2016Quattro ragazzi sopra le righe,
quattro “JAZZ CATS” senza collare
prestati al mondo delle Black Music
in un ruggito sonoro fatto da «7 second or less».
Siete mai stati sul lago Otario? Io mai e credo che non ci andrò mai! almeno in questa vita.
Il lago è sulla linea di confine tra il Canada e gli Stati Uniti, sostanzialmente non ha permesso che Toronto fosse una città a stelle e strisce. Durante la colonizzazione europea una parte del “popolo della Lunga Casa” (Haudenosaunee), ossia gli Irochesi si confinarono sul lato opposto del lago rispetto a quello che bagna lo stato di New York per non perdere le proprie origini.
Il lago, d’inverno è impraticabile e visto che si congela completamente l’hockey come sport va per la maggiore ma, se risalissimo da qui il fiume Humber, ammirando tutta la sua natura lungo le sue sponde, arriveremmo all’The Humber Institute of Technology and Advanced Learning, dove si sono conosciuti per la prima volta Matthew Tavares, Chester Hansen, Leland Whitty e Alexander Sowinski.
Qui il clima è molto creativo ed i quattro in questa University scoprono i corsi di laurea: Bachelor of Applied Music (Contemporary Music) e di Bachelor of Music. Da qui è passato un certo Greg Wells, che ogni tanto viene in visita all’ateneo per scoprire qualche talento perché lui ha prodotto e scritto pezzi per: Ella Eyre, Dua Lipa, Keith Urban, Holychild, Adele, Rufus Wainwright, Katy Perry, Mayer Hawthorne, Pharrell Williams, Theophilus London, Kid Cudi, Pink, Paloma Faith, Otep, Deftones, Aerosmith, Burt Bacharach, Celine Dion Elton John e molti altri.
Durante una sua conferenza i ragazzi cominciarono a parlare di Hip-Hop in una discussione che coinvolge la scena odierna di quei anni come gli ODD FUTURE, Clipse e quella vecchia come NAS, MF DOOM o gli ATCQ .
Infatti i quattro, saltando la pausa pranzo tra un corso e l’altro, si ritrovarono sempre in una sala prove dove ripercorrono ogni brano che amano ma sotto una chiave jazzata.
Un giorno però Alex (il batterista) dopo aver suonato ad una festa di halloween con un altro gruppo, si trovò una maschera da maiale nello zaino e per scherzo decisero di filmarsi durante la sessione.
Però come disse Bertolt Brecht: per improvvisare bisogna conoscere bene la materia! ed i quattro sentono un alchimia che nessuno, oggi giorno riesce a riprodurre con tale naturalezza.
« 7 SECOND OR LESS »
Un magnifico squilibrio tra le note del jazz ed il ritmo dell’hip-hop in cambi da sette secondi per non arrestare l’anima con uno sparo.
Con il web infiammato dai loro video, si chiudono in studio per creare un disco di brani basati su cover ri-scritte e ri-arrangiate a modo loro, con quel tocco jazz che solo loro hanno sui polpastrelli. Nel mirino finisco i brani di Flying Lotus, Gang Starr, J Dilla, Joy Division, Nas and Ol’ Dirty Bastard su 46 minuti di pura improvvisazione. Tutti parlano di loro, non c’è un singolo blog o un profilo Face Book che non avesse postato un loro video. Infatti la cover session dedicata agli Odd Future arriva a Tyler, The Creator che impazzisce e decide di fare una sessione con loro ri-arrangiando il brano “Seven”, e alla fine col permesso di quest’ultimo pubblicheranno un disco dal titolo: BBNG x Odd Future.
Basso elettrico a quattro corde, contrabbasso, tastiere o pianoforte, sax e colpi estremi ricchi di sonorità nella batteria fanno dei BBNG un gruppo da tenere d’occhio anche perché a distanza di poco tempo dopo un po’ di esibizioni live nasce la seconda parte del progetto che li ha introdotti nel mondo musicale. Ma anche questa volta di Jazz vero e proprio non ne vogliono proprio sentire parlare infatti rifanno i brani di James Blake, Earl Sweatshirt e Kanye West ma ne aggiungono altri più un video dove mangiano cereali su di un divano insieme ai loro amici, uno li allunga anche col vino. Questo per dirvi che hanno solo 21 anni ma con il suono che divide l’anima al primo impatto come un goal di George Best perché: “Pele is Good, Maradona is better, George is Best”.
In certi posti dove vanno a suonare sono come Beatles! in più spesso sono anche in quattro, ma la gente impazzisce per la loro chiave di lettura nella musica. Sono riusciti a trasformare Lemonade di Gucci Mane in un meraviglioso brano ASCOLTABILE!
Queste sono cose che dovrebbero regalare il Grammy! se il mondo musicale girasse nel modo giusto.
Da qui in poi si aspetta un disco vero e proprio, basta cover basta ri-arrangiamenti, oramai sono pronti e loro lo sanno benissimo infatti stavolta le registrazioni vengono guidate arriva Joao “The Butcher” Carvalho, detto il macellaio perché in ognuno dei più dei 290 mix e mastering che ha effettuato il suono assapora il gusto della migliore fiorentina che voi abbiate mai assaggiato.
L’incontro con Frank Dukes
Durante il loro primo show in Toronto, facendo un passo indietro, si avvicinò ad Alex un bianco canadese con dei riferimenti somatici alle tribù di cui abbiamo parlato all’inizio della loro storia; si tratta di Adam Feeney, ma non il tennista australiano, quello conosciuto con lo streetname di Frank Dukes che ha prodotto Kanye West , Drake , Eminem , 50 Cent , Travi $ Scott, Danny Brown, Ghostface Killah, Jeremih, Rihanna e molti altri. Ha scritto persino dei brani per Charles Bradley e collabora con la Manhattan Street Band.
Lì avvicina con i complimenti di uno che non ha mai avuto un impatto così devastante sulla musica applicata. Per lui vederli camminare con il suono del rap/hip-hop sulla linea sottile del jazz è stato come trattenere il respiro durante un salto di Vince Carter verso il canestro nell’Air Canada Centre… sai benissimo che accadrà qualcosa che rimarrà nella storia o su di un poster nella stanza di un appassionato, anzi, togliete anche “l’appassionato” perché se non vi piace la sua schiacciata alle Olimpiadi del 2000 a Sydney avete dei problemi con «l’emozione in generale».
Ne nasce III che è il loro primo disco interamente composto da brani originali e nel frattempo si fa fatica a trovare un giorno per andare al mare tra tutte le proposte live che arrivano nella mail del gruppo, oramai intasata da prima ancora della pubblicazione.
Nove tracce per un totale di 49 minuti con la formazione che non cambia mai infatti troviamo sia Leland Whitty al Sassofono e Tommy Paxton-Beesley al violoncello, violino, e alla chitarra elettrica. Questo disco fa’ capire tante cose al “Duca” (Frank Dukes) infatti quando lo invitano nello staff di produttori per il nuovo disco di Ghost Face Killah mentre il talentuoso Adrian Younge viene messo da parte, lui inserisce tutti trasformando il progetto in BadBadNotGood & Ghostface Killah – Sour Soul.
Il disco è uscito per la LEX RECORDS, una delle etichette più particolari ed interessanti del globo che ha seda in un borgo di Londra, precisamente a Camden. Da questo luogo dove è collocato uno dei pub più vecchi di Londra, The Camden Head since 1787, Tom Brown ha pubblicato i dischi dei Gnarls Barkley, Danger Mouse, Kid Acne, Danger Doom, MF Doom, Jneiro Jarel e molti altri. In questo disco ci sono tre brani strumentali ed in altri pezzi compaiono al microfono anche: Elzhi, TREE, Danny Brown e ovviamente MF Doom che fu uno degli artisti che grazie ai suoi dischi fece incontrare i ragazzi in quella stanza all’università. Si chiude il cerchio le dodici tracce sono il “cocktail per l’anima” dopo le “Twelve Reasons to Die”.
Il disco è talmente bello che è stata stampata anche un intera versione strumentale.
Attualmente i ragazzi, detto in slang newyorkese… sono “in the zone” infatti hanno pubblicato da poco il nuovo disco IV, collaborando con Sam Herring, Colin Stetson, Kaytranada, Mick Jenkins e Charlotte Day Wilson ed includono in maniera definitiva Leland Whitty con il suo sassofono nella band.
La cosa sorprendente è che questi quattro ragazzi qui stanno riscrivendo la storia di una sfumatura dell’Hip-Hop o del Rap fate voi, ma la cosa impressionante è che per quanto non vogliano fare Jazz, quelle influenze partendo dal titolo dei loro dischi paragonabili anche ai titoli di quelli dei Led Zeppelin li avvolgono in un meraviglioso abbraccio sonoro che può essere duro, cupo ma anche visionario.
Quattro ragazzi sopra le righe,
quattro “JAZZ CATS” senza collare
prestati al mondo delle Black Music
in un ruggito sonoro fatto da «7 second or less».
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