D_B_D /// C2C – DAY 4 @ Torino (7-11)
7 Novembre, 2015a Cura di:
Gift Of Gabbo / Domenico Porfido / Pasquale De Prizio / Do Hope
Ieri sera è stato pazzesco! Un’esperienza che presto cercheremo di spiegarvi attraverso il nostro Track By Track e la rubrica NAISS LIVE! Siamo al DAY #4 ed oggi serve veramente tanta coordinazione e resistenza perché ?? behhh diamo solo un’occhiata alla meravigliosa scaletta che ci aspetta!!
sabato 7 novembre
• CONGRESSO DEI DISEGNATORI c/o Toolbox – Fluo Night
18:00 GANG OF DUCKS SOUNDSYSTEM
20:00 LOGOS
STAZIONE METRO LINGOTTO
19:00 Discoforgia
• HOTEL AC TORINO – ABSOLUTSYMPOSIUM con Club To Club
18:15 FILOSOFISCHESTILTE (NL)
19:00 DEKMANTEL SOUNDSYSTEM (NL)
21:00 STUMP VALLEY (IT/DE)
04:00 MORKEBLA (IT)
• LINGOTTO FIERE – XV Anniversary Stage (Padiglione 1)
20:30 GIORGIO VALLETTA (IT)
22:00 VAGHE STELLE (IT)
23:00 ONEOHTRIX POINT NEVER (US – live – Italian exclusive)
00:00 ANDY STOTT (UK – live)
01:00 NICOLAS JAAR (US/CL – dj)
03:00 JEFF MILLS (US)
05:00 SHACKLETON (UK – live)
• LINGOTTO FIERE – Red Bull Music Academy Stage (Sala Gialla)
21:30 FURTHERSET (IT – live)
22:30 JACK GARRATT (UK – live)
23:30 LA PRIEST (UK – live – Italian debut exclusive)
00:30 RABIT (US – live)
01:30 LOTIC (US – Italian exclusive)
02:30 THE SPRAWL (MUMDANCE + LOGOS + SHAPEDNOISE) (UK/IT – live – Italian debut exclusive)
03:30 POWELL (UK – live)+ NOT WAVING (IT – live)
LA PRIEST
Alle volte, nei miei anni di liceo, ingolfati di indie com’eravamo, capitava venisse fuori una band, un disco meteora, che nello scarto di pochi mesi riusciva a scalzare tutti i grandi nomi del momento, portando aria fresca e singolare fascinazione. Uno di questi dischi è Fantasy Black Channel (Parlophone, 2008) dei magici Late of the pier. Ora, Sam Dust, leader della band, con il moniker La Priest, si ripresenta con un nuovo lavoro elegante e schizofrenico e, per un macabro scherzo del destino, Inij (Domino, 2015) esce dopo pochissimo tempo dalla scomparsa del batterista Ross Dawson per incidente stradale, ponendo così il sigillo definitivo all’esperienza dei LOTP (per chi ancora ci sperava). In esclusiva al C2C il prete inglese dirà messa. Non mancate alla comunione quindi…
Andy Stott
Una delle punte di diamante di questa edizione del C2C è sicuramente Andy Stott. L’artista di Manchester, infatti, è salito tra i massimi esponenti della musica elettronica grazie a quel meraviglioso album di nome “Luxury Problems”, in cui Stott scende al di sotto dei 100 bpm per creare nuove e sconosciute atmosfere che spaziano dall’ambient al dark. Per questo, il suo nuovo lavoro “Faith in strangers” era molto atteso dal pubblico: ascoltando l’inizio del disco, sembra essere una continuazione del progetto precedente ma dopo poche tracce il suono cambia totalmente. Brani come “On Oath” e “Science & Industry” costituiscono rispettivamente il ponte tra il vecchio e il nuovo Stott e il sentiero che ha deciso di intraprendere in questo momento, che lo porta a produrre tracce tipicamente dub come con “Damage”. Ovviamente, però, la fine del disco lascia le ambientazioni “dance” per far spazio ad atmosfere cupe e lontane ben rappresentate dal brano conclusivo “Missing”. La sua poliedricità e il suo non voler mai soffermarsi su un solo genere per evitare etichettature facili lo rendono quindi un artista da ascoltare tutto d’un fiato. Permettendogli di avvolgervi dalla sua musica, sarete catapultati in un angolo del globo ad ogni canzone. Per questo, su di lui vige un grossissimo e minaccioso: DON’T SLEEP ON THIS!
JACK GARRATT
Giovanissimo e talentuoso polistrumentista, produttore e cantante, il 24enne londinese Jack Garratt è già una promessa per la musica elettronica e forse anche qualcosa in più. Comincia a scrivere canzoni all’età di 12 anni e a sperimentare con il suo primo laptop qualche anno dopo. Le sue ballate cariche di bassi hanno attirato l’attenzione di un produttore come Rick Rubin. I primi due EP “Remnants” e “Synesthesiac” hanno rivelato il suo gusto ricercato e raffinato, l’agilità vocale, la capacità di esplorare paesaggi sonori e intense emozioni. A inizio 2016 uscirà il suo attesissimo album di debutto, Phase.
JEFF MILLS
Jeff Mills, classe 63, è un dj e produttore discografico di Detroit, USA. La sua carriera ha preso piede negli anni ’80 alla WJLB, una radio di Detroit, nella quale si esibiva con lo pseudonimo The Wizard, termine tutt’oggi utilizzato dagli appassionati della techno. I suo dj set ben presto divennero i più acclamati del programma radiofonico – The Electrifying Mojo – in cui venivano trasmessi. A fine anni ’80, insieme a “Mad” Mike Banks, Mills fondò l’etichetta che ha fatto la storia nel mondo della techno, la Underground Resistance, che si propose all’industria discografica in una maniera rivoluzionaria. I membri della label erano vestiti con uniformi e si definirono come “Uomini in missione” per conferire alla techno maggiore spessore e significato. Mills non ha mai lasciato ufficialmente la Underground Resistance, ma poco dopo la sua fondazione si trasferì a New York, poi a Berlino e infine a Chicago dove nel 1992 fondò con Robert Hood l’etichetta discografica Axis Records. Jeff Mills è una leggenda vivente.
Nicolas Jaar
Immaginatevi di essere al mare (lo so che con la pioggia fuori dalla finestra non è il massimo, ma provateci). Cercate di ricordare le emozioni che provavate nel tuffarvi in mare, immergervi il più possibile per vedere cosa c’era al di sotto di esso, per poi, alla fine, risalire. Ecco, l’EP di Nicolas Jaar, “Nymphis III”, è tutto questo. L’artista newyorkese, con questo lavoro di sole due tracce, fa capire ancora di più quanto talento abbia e quanto sappia governare in modo sapiente la sua nave in questo oceano di suoni: ci si tuffa all’ascolto di questa opera con la presenza di una semplice linea di synth e charleston, per poi andare incontro a forti onde tipiche di un mare in tempesta, per poi tornare calmo; una bella nuotata, per l’appunto, rappresentata da “Swim”. A seguire, per un sereno ritorno a riva, c’è “Mistress”, un caldo ed avvolgente telo per guardare il tramonto dalla spiaggia e stare da solo con i vostri pensieri. Quindi, in definitiva, è meglio che iniziate a staccare i piedi da terra per toccare le stelle con Mr.Jaar. Anche se, alla fine, lo spazio per lui è solo un rumore.
Vaghe Stelle
Nel 1913 Giacomo Balla sposta la sua indagine dalla scomposizione
della luce alla rappresentazione della velocità. È stata avanzata l’ipotesi che Velocità astratta+ rumore sia la parte centrale
di un trittico che descrive l’alterazione prodotta in un ambiente naturale dal passaggio di un’automobile nell’atmosfera.
L’opera si distingue per i segni incrociati con cui l’artista rappresenta
il rumore e per il più intenso moltiplicarsi delle linee e dei piani.”
Questa piccola lezione d’arte non è messa qui a caso, ma serve per capire fino in fondo l’ultimo EP di Daniele Mana, meglio conosciuto come Vaghe Stelle, intitolato, appunto, “Abstract Speed + Sound”. L’artista torinese, infatti, ha preso enorme spunto dal quadro del suo concittadino e, in generale, dalle idee su cui si reggeva il manifesto futurista. Andiamo dritti al punto: basta ascoltare “Zeman” per immaginarsi un rombante Lamborghini che sfreccia indisturbata tra le varie macchine, con continui sorpassi e derapate; forse, è in questa traccia che Vaghe Stelle incarna appieno lo spirito di questo lavoro. Rispetto al primo album, “Sweet Sixteen”, che è un lavoro più introspettivo e che quindi guardava all’interno, Mana con questo EP vuole iniziare ad esplorare e a descrivere il mondo intorno a lui, nella sua maniera, ovviamente: è il caso di “Hyper”, un viaggio in autostrada con la faccia fuori al finestrino osservando ogni tipo di paesaggio. In conclusione, Vaghe Stelle è uno degli artisti di punta del panorama elettronico italiano, tanto da farsi notare da uno come Nicolas Jaar, che l’ha messo sotto contratto. Quindi, non perdetevi l’occasione di sentirlo live e stampatevi, ancora, queste parole: DON’T SLEEP ON THIS!
Shackleton
Che Shackleton sia uno degli artisti che di più ha influenzato la musica elettronica targata UK già si sapeva, emerso quando il genere dubstep era appena agli inizi. Che mantenesse, invece, il suo stile per tutti questi anni era un po’ meno scontato. Ma andiamo con ordine: Sam Shackleton in questo periodo sta pubblicando una serie di mini EP chiamati “Deliverance Series” e siamo arrivati al terzo capitolo, il quale ho scelto per cercare di farvi capire che artista vi si pone davanti. Si parte con “Headcleaner”, una traccia da ben 11 minuti, nei quali sono riassunti i tratti distintivi dell’artista inglese: un basso che corre per tutta la durata della traccia che funge da base a percussioni ipnotiche e a svariati suoni, elettronici e non, che si vanno ad intrecciare tra di loro; l’insieme di questi suoni provoca nell’ascoltatore un’emozione diversa ogni minuto. Shackleton, infatti, è conosciuto molto per il senso di paranoia e di irrequietezza che trasmette all’interno dei suoi pezzi ed ascoltando questa traccia si può capire il perché. Ora è il turno di “In Norwegen Ganz Verwegen” una sequenza di suoni abbastanza audace che cerca di trovare il suo cammino attraversando imponenti cascate, sirene spiegate e continui colpi di batteria. Quindi, in conclusione, il mio consiglio è solo uno: non lasciatevi sfuggire l’occasione di vedere live un artista del calibro di Sam Shackleton!
FURTHERSET
Furtherset è il progetto solista di Tommaso Pandolfi, classe ’95. Come suggerisce il suo alias musicale, è uno che guarda sempre oltre. È per questo che, pur studiando fin da piccolo il basso e il pianoforte, si è dato subito all’elettronica, evitando alcuni teatrini dei gruppi rock dei suoi coetanei. Ad oggi è il più giovane membro della crew di Technowagen Recordings e da grande vuole fare il medico ma, al momento, continua a creare nuovi suoni con sintetizzatori hardware e canzoni elettroniche, ispirate da eventi naturali e teorie fisiche. Il suo ultimo album No logic No death (White forest records, 2015) mostra un’inquietudine e un gusto già maturi. Non ci resta che aspettare grandi cose dall’enfant prodige nostrano.
STUMP VALLEY
Gli Stump Valley nascono dalle ceneri di un precedente progetto, il nome si riferisce ad una zona di campagna ricca di foreste, dove cervi e cinghiali corrono liberi, un posto familiare e piacevole dove gli Stump Valley si sentono a casa e dove viene creata la maggior parte della loro musica. Dopo anni di djing e di produzioni sotto i più svariati moniker i membri del gruppo decidono di spostare la loro attenzione sulla produzione in studio, servendosi per i campionamenti di una vastissima collezione di vinili e immergendosi completamente nella natura senza internet e Tv. Gli Stump Valley per due anni sono stati letteralmente rinchiusi in studio cercando di dar vita a della musica fuori dal tempo e questa esperienza ha partorito un sound vecchio stampo concepito attraverso l’utilizzo delle moderne strumentazioni. Una volta deciso che il materiale prodotto poteva bastare non hanno fatto altro che aprirsi al modo e mettendo online le loro produzioni sono stati subiti contattati da svariate etichette che hanno fatto a gara per ingaggiarli. La Spinning Records è la label con cui hanno collaborato più frequentemente.
Lotic
Interrogato su cosa rappresentasse l’EP per lui, Lotic ha risposto che “Heterocetera” è “il più grande dito medio che io possa fare in questo momento”. Direi che il ragazzo nativo di Houston non le manda a dire e che abbia palle da vendere.
Per quanto mi riguarda, definirei quest’ultimo lavoro di J’Kerian Morgan con una semplice citazione letteraria (o cinematografica, fate voi): caos calmo. La musica di Lotic si fonda principalmente sul noise, ma, al contempo, è qualcosa di armonioso. E’ come se l’artista volesse interpretare il concetto di Nietzsche secondo il quale l’uomo è costretto ad oscillare tra un’armonia impossibile e l’abbandono al caos.
Si parte, infatti, con due tracce che mettono subito in chiaro le cose: “Suspension” e la title track “Heterocetera” sono un shot di techno ed ira che sei costretto a mandare giù tutto di un fiato. Ma, come in un climax discendente, superata la metà del disco arriva l’apparente calma con l’ultimo pezzo “Underneath”, una sorte di ricerca della pace con scarsi risultati.
Il ragazzo statunitense è uno degli artisti più attesi per questa edizione (non a caso è uno degli ultimi arrivati in casa Tri Angle Records) e, se ascoltate bene, forse capirete perché un’artista del calibro di Björk lo stia spingendo tantissimo.
Not Waving
Sempre in movimento. Sono queste le parole con cui definirei Alessio Natalizia, conosciuto anche con lo pseudonimo Not Waving. Il motivo è molto semplice: l’artista originario di Vasto, non si ferma veramente mai. Infatti, dopo essersi trasferito a Londra nel 2006, ha iniziato a coltivare svariati progetti come quello con Sam Willis denominato Walls (il cui l’ultimo album è uscito da pochissimo), alternandoli a produzioni anche per emittenti televisive come la BBC.
La sua musica, di conseguenza, ne ha risentito parecchio. Grazie al fatto di aver collaborato con svariati artisti, Not Waving ha ogni anno modellato la sua musica in maniera diversa: come si può notare, infatti, il suo lavoro più recente, “Human Capabilities”, è un prodotto che sembra diviso in tre parti: la prima è fredda e riflessiva, rappresentata in pieno dal brano “Mathematical Man”. Nella parte centrale, i BPM si alzano, così come iniziano ad uscire dalle casse un turbinio di suoni ed arpeggi come nel brano “Double Blind”. Infine, si ritorna a ritmi più bassi come con il pezzo che chiude il cd, “Conscious/Subliminal”.
In definitiva, non importa se siete tipi da ambient o da elettronica sparata al massimo: Natalizia può accontentarvi in tutti i casi, dato che a far da ponte tra questi due mondi c’è (anche) lui.
Dekmantel Soundsystem
Thomas Martojo, Casper Tielrooij e Jan van Kampen sono i tre musicisti olandesi che hanno dato vita all’etichetta discografica Dekmantel e, per rappresentarla al meglio, hanno deciso di unirsi per portare il loro sound in giro per il mondo, formando, così, i Dekmantel Soundsystem. Come si può immaginare, è difficile parlare in maniera semplice di come suonano i tre djs di Amsterdam, dato che si spazia tra un’infinità di suoni. Forse, questa volta, è meglio lasciar parlare la musica piuttosto che perdere tempo leggendo le mie parole. Godetevi questi due video.
Oneohtrix Point Never
Quando si parla della musica di Daniel Lopatin, meglio conosciuto con lo pseudonimo Oneohtrix Point Never, è impossibile riuscire a categorizzarla. Il perché è molto semplice: il nativo di Brooklyn fa di tutto per non essere definito in poche e semplici parole. Mi spiego meglio. Prendiamo, per esempio, una delle tracce dal suo ultimo album “R Plus Seven”, selezionando la numero due, “Americans”. Alla fine dell’ascolto, avrete capito che su cinque minuti di musica, non ce n’era una che fosse uguale all’altro: è un cubo di Rubik che non riuscite a risolvere a causa dei continui cambi di ritmo, accompagnati ora da scontri di suoni, ora da archi su cui si elevano dei cori per raggiungere il Nirvana. “Zebra” è sulla stessa linea del pezzo precedente: pensate di star facendo un viaggio in macchina durante un forte temporale (ovvero suoni di synth che si scontrano tra loro), quando, all’improvviso, si placa il tutto ed appare un cielo stellato. Oneohtrix Point Never sarà un osservato speciale in questa quindicesima edizione del Club To Club, in quanto presenterà il nuovo disco “Garden Of Delete” di cui abbiamo già un piccolo assaggio con il primo estratto che è ”I Bite Through It”. Il tour fatto con gli Nine Inch Nails dovrebbe aver portato Lopatin ad esplorare nuovi orizzonti quindi…DON’T SLEEP ON THIIIIIS!
Powell
Powell è uno di quegli artisti che si è fatto da solo: ha fondato la sua etichetta discografica nel 2011, la “Diagonal” (che conta al suo interno l’artista precedente, Not Waving) e da lì ha iniziato a farsi spazio nel mondo della musica elettronica a suon di synrth aggressivi. Forse, è proprio questa la caratteristica principale di questo artista: l’aggressività. Quest’ultima è facilmente riscontrabile nella traccia “Sylvester Stallone”: è una molotov di ritmi non convenzionali, synth e suoni rabbiosi, come un destro e poi un gancio dello Stallone Italiano; di colpo, durante l’ascolto, arriva una pausa, ma è solo la fine del 5° round: il match continua con vari uppercut al mento dell’ascoltatore grazie a continui esplosioni di suoni. E’ sullo stesso filone anche “Smut”, con la batteria e il basso che la fanno da padrone. Quindi, dopo che abbiamo assodato che non è uno dei soliti artisti già sentiti, aspettiamo solo il suo momento sullo stage per gustarci uno dei suoi live veloci ed imprevedibili…DON’T SLEEP ON THIS!
Rabit
Tra gli artisti di belle speranze a questa quindicesima edizione del Club To Club c’è sicuramente Rabit. L’artista nativo del Texas è uscito da poco con il suo album di debutto “Communion” per la Tri Angle (sì, sempre lei), preceduto dall’EP “Baptizim”, dove sono contenute 4 tracce, che rappresentano ognuno un diverso genere musicale. Ascoltando “Bloody Eye” sembra di essere entrati in un club che pompa a tutto volume drum ‘n bass: wobble bass che fa da protagonista alla melodia (e alla grande, anche), accompagnato da spari ed effetti metallici. Continuando, troviamo “Hex”, traccia che richiama il mondo del rap con il suo kick in sottofondo che si va a fondere con la pura elettronica nel brano successivo, “Straps”. Il talento c’è, le tracce che spaccano pure, ora ci tocca solo scuotere la testa e ballare a tempo al live di Rabit quindi..DON’T SLEEP ON THIS!
Morkebla
La versione Blu Scura di Alberto Rosso nata dalla fusione tra il black metal, il noise, l’industrial e l’ambient fino alla psichedelia e la Kosmische Musik. Un set fatto di Loop su nastri e suoni con rumori in glitch di ogni genere. Le logiche del “clubbing” smantellate e ricomposte come con le costruzioni Lego ed il suo legame tra musica ed immagini forse rende il suo set il più bello del C2C. DON’T SLEEP ON THIS!!
The Sprawl
Mumdance, Logos e Shapednoise. Già solo questi tre nomi possono far esaltare chi è un più attento ascoltatore della musica elettronica. Per chi non lo conoscesse, invece, non c’è problema: questi tre artisti, infatti, saliranno insieme sul palco del C2C per dar vita ad uno degli spettacoli più attesi di questa quindicesima edizione. Come avrete capito, l’unione di questi tre musicisti forma il progetto “The Sprawl”. Le loro caratteristiche? Quella che spicca di più è sicuramente l’unione degli stili di ognuno di loro, fondendo però caratteristiche del noise e della drone music. La scelta di suonare industrial la si può dedurre dal nome stesso del gruppo: The Sprawl, infatti, è un omaggio alla omonima trilogia scritta da William Gibson, la quale è tra i riferimenti principali del genere cyberpunk. Quindi, preparatevi a cercare di inerpicarvi su questo muri di suoni e salite sulla DeLorean dei The Sprawl, che sono pronti a portarvi nel futuro!!! (Click Here)
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