DC CHRONICLES // BATMAN BLACK AND WHITE (1996)
27 Gennaio, 2015
Questa storia ha un ispiratore: il suo nome è Archie Goodwin. Per chi non lo conoscesse, questo signore è probabilmente il più grande editor dell’industria dei fumetti: parliamo degli anni ’60, di una casa, la Warren, ormai seppellita nella memoria; e delle antologie di fumetti – veri e propri raccoglitori di stili, forme narrative, prospettive di racconto – che tanta fortuna ebbero in quegli anni. Al lettore moderno non diranno molto, i loro nomi: Creepy, Eerie, Blazing Combat – tutti pubblicati dalle varie divisioni di un’unica casa madre, la E.C. – rappresentarono, per una generazione di autori, la palestra in cui esercitare i propri super-poteri da scrittori o disegnatori; gente come Neal Adams, Steve Ditko, Frank Frazetta, solo per citare alcuni tra i più noti, raffinarono il proprio talento grazie all’amorevole sostegno di Archie Goodwin. Poi, così come erano apparse, le antologie svanirono: apparentemente morte e sepolte, resistevano solo nel formato rivista, come Mad Magazine. Era ormai diffusa la convinzione – lassù ai piani alti -, che mettere insieme il meglio degli sceneggiatori e il meglio dei disegnatori non avrebbe venduto. Uno di quei dogmi superstiziosi che si diffondono in un campo creativo; e che sembra impossibile da smontare. Almeno fin quando non compaiono sulla scena dei nuovi pionieri: il nostro risponde al nome di Mark Chiarello. Illustratore e colorista, notò -durante una discussione con alcuni tra i più influenti disegnatori e sceneggiatori americani, alla fine un’estenuante giornata trascorsa in una fiera per fumetti – come tutti concordassero su quanta influenza le storie a fumetti pubblicate sugli antologici ideati e diretti da Archie Goodwin avessero esercitato sulle proprie scelte e sulla propria arte.
Un pugno di anni dopo, ormai editor della DC, eccolo a lavoro su quella suggestione, il nostro Mark: perché non riproporre la formula antologica? Ma la sua scommessa più grande era quella di riuscire ad applicare la formula alla più importante testata della DC, Batman. Il progetto, intitolato BATMAN BLACK AND WHITE, prevedeva quattro albi, in cui sarebbero state presentate cinque storie diverse dell’Uomo Pipistrello, di otto pagine ciascuna, rigorosamente in bianco e nero ed affidate ad alcune delle firme più rilevanti del fumetto mondiale.
Ci volle qualche anno per realizzarlo, però. La DC approvò il progetto senza convinzione, confidando, in fondo in fondo, che non avrebbe mai visto la luce. Invece, nel 1996, il primo albo faceva mostra di sé dagli scaffali delle fumetterie: alle copertine Jim Lee, Michael Allred e Moebius; ai testi gente del calibro di Joe Kubert, Howard Chaykin, lo stesso Archie Goodwin e Jose Muñoz.
BATMAN BALCK AND WHITE è stato un successo di critica e pubblico. È, ancora oggi, ristampato continuamente, nelle più svariate edizioni. Alcune di quelle storie sono diventate immediatamente dei classici; e hanno aperto varchi, ipotesi – o hanno consolidato punti critici – nella psicologia e nell’universo del Cavaliere Oscuro, e di quello dei suoi avversari. A volte il passato ritorna. E non è necessariamente un male.
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