I Choose A legend: AYRTON SENNA
25 Novembre, 2014“La cosa più importante è vincere tutto. Sempre.”
Deve essere stato un anno fortunato per lo sport il 1960. Il 21 Marzo, a San Paolo del Brasile, viene alla luce uno dei piloti di Formula 1 più forti di tutti i tempi. Ayrton Senna. Qualche mese più tardi, in Argentina, nasce Diego Armando Maradona. Campioni tanto diversi tra loro quanto simili. Due personalità vincenti e controverse, accomunate da un talento infinito e dalla loro continua battaglia nei confronti della “politica” dello sport (FIA e FIFA). Tre mondiali piloti conquistati (1988-1990-1991), quarantuno GP vinti, sessantacinque pole position ottenute. Ayrton Senna era uno che di questi tempi si direbbe “atleta di Cristo”. Uno capace di affermare, davanti alle telecamere di mezzo mondo, di aver visto Dio durante il GP del Giappone del 1988. Uno capace di trascinare dietro di sé un intero paese immerso nella miseria, nella fame e nella delinquenza regalando ai suoi abitanti un qualcosa di cui andare fieri. Uno capace di fermare la sua monoposto in mezzo ad un circuito per soccorerti. Uno che faceva beneficenza, per davvero, senza darlo a vedere. Uno che ha lasciato il segno, perfino in chi era solo un bambino nei primi anni ’90.
Persona semplice e legatissima agli affetti familiari. Un padre e una madre che lo aiuteranno a muovere i primi passi nel mondo delle corse e lo supporteranno in ogni momento, dalle formule minori fino alle vittorie in F1, categoria nella quale esordisce, su Toleman, nel GP del Brasile del 1984. La vettura è poca cosa, il talento di Ayrton è troppo, quasi smisurato. La scuderia ottiene tanti punti quanti non ne ha mai conquistati nelle stagioni precedenti. La gara di Monaco del 1984 è divenuta storia. Il diluvio. la rimonta, la sospensione del GP, le polemiche. Il secondo posto è una beffa ma una cosa è certa: Ayrton Senna non è un pilota normale. Siamo solo all’inizio di una storia lunga dieci anni ma gli avversari principali hanno già un nome: in pista Alain Prost, alla FIA l’allora presidente Jean-Marie Balestre. Da una scuderia inglese all’altra, Ayrton nel 1985 e fino al 1987 correrà per la Lotus. Arrivano finalmente le prime vittorie, le ultime di un glorioso team ormai sul viale del tramonto ma soprattutto la dimostrazione di una superiorità schiacciante sul bagnato e in prova. Ottiene ben sedici pole position ed è addirittura in corsa per il titolo mondiale nel 1986. Anche qui, come successo con la Toleman, il talento del pilota si dimostra superiore alle qualità della vettura. Ayrton è uno che vuole diventare campione del mondo, che vuole imporsi su tutti, lo dice apertamente: << Io voglio vincere sempre. L’opinione secondo cui la cosa importante è competere è un’assurdità >>. Nel 1988 arriva la grande occasione: la McLaren. Il compagno di squadra nelle prime stagioni è il rivale Alain Prost ma questo non cambia le cose, tre mondiali conquistati in sei stagioni parlano da soli. Non sono però i numeri ad aver lasciato il ricordo migliore di quegli anni a tutti gli appassionati di automobilismo. Qualche anno prima c’erano stati Villeneuve e Arnoux, dieci anni dopo sarebbe stata la volta di Senna e Prost. I due, prima da compagni di squadra in McLaren poi da “rivali ufficiali” quando il secondo passerà alla Ferrari nel ’90 e poi alla Williams nel ’93 dopo un anno sabbatico, saranno protagonisti di duelli in pista e non che hanno scritto la storia di questo sport.
Le polemiche di Portogallo ’88 e di Monaco’88, il mondiale “rubato da Jean-Marie Balestre” a Suzuka’89 e quello conquistato speronando Prost a Suzuka ’90, a fare da contorno una serie infinita di provocazioni e battaglie verbali prima e dopo le gare. Due campioni all’opposto; il genio e la sregolatezza in pista di Ayrton contro il metodico Alain Prost, detto “il professore”. Tutto però è destinato a finire. Che qualcosa stia cambiando e lo si percepisce già nel 1993. La McLaren, ora motorizzata Ford e non più Honda, risulta poco competitiva, Senna che avrebbe voluto già essere in Williams chiude invece il mondiale al quarto posto e Prost, dopo aver dominato e vinto il mondiale proprio con la Williams, lascia la Formula 1. Il sedile è vacante e il brasiliano prende il posto del francese. Sembrerebbe l’inizio di una nuova storia fatta di vittorie. Non è così. Nel 1994 il regolamento vieta tutti i dispositivi elettronici che erano stati i punti di forza della Williams negli anni 1992 e 1993. La vettura risulta fin da subito inguidabile e la mancanza di Prost sembra influire sullo spirito agonistico di Senna. La stagione inizia malissimo, due ritiri nelle prime due gare, poi il tragico week-end di San Marino. Il sabato la morte di Ratzenberger e le lacrime di Senna, la domenica l’incidente al via tra JJ Lehto e Pedro Lamy, l’ingresso della Safety Car e lo schianto mortale di Senna alla curva del Tamburello. Il 1 Maggio 1994 cambia l’automobilismo. Da quel giorno nessun pilota ha più perso la vita durante un GP di Formula 1. A vincere quella domenica fu un giovane Michael Schumacher. Sul podio non si risparmiò nei festeggiamenti e gli verrà rinfacciato per tutta la carriera; forse, però, solo chi sa essere così disumano può aspirare a diventare il pilota più vincente di tutti i tempi. Per raccontare tutto ciò che è stata la vita di Ayrton Senna ci vorrebbero forse più dei trentaquattro anni che ci ha concesso. Per capirlo basta guardare le immagini del suo funerale di Stato in Brasile, quasi tre milioni di persone in processione dall’aeroporto al cimitero.
Per concludere, nessun pensiero mi sembra più appropriato di quello del famoso giornalista ESPN John Bisignano: “Che impressione avrebbe fatto svegliarsi una mattina e leggere una notizia del genere: Ayrton Senna, muore di cancro dopo una lunga battaglia all’eta di cinquant’anni?” Ayrton non poteva che morire così, giovane e facendo quello che amava, consacrandosi nella leggenda.
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