JABBERWOCKY REVIEWS – La congiura (1988)

17 Settembre, 2015

Diversi trattati di linguistica prendono l’estone come modello di complessità quanto a costruzione della frase. Se è vero, stupisce doppiamente la semplicità che si ritrova nella resa italiana de “La congiura” (Traduzione di Giorgio Pieretto, Iperborea, pp. 171, € 15), autobiografia tripartita e “rinforzata” (parole dell’autore) dell’estone Jaan Kross (Talinn, 1920-2007). Parleremmo senz’altro di Kross come uno dei massimi esponenti della letteratura europea novecentesca, se solo avesse avuto la ventura di appartenere ad una nazione letteraria “egemone”, ma tant’è. È, forse, non avrebbe potuto essere nulla di diverso: più volte in odore di Nobel, l’opera di Kross, intellettuale dissidente sotto ogni dittatura, non avrebbe ragione di esistere senza il suo rapporto tumultuoso e viscerale con la sua terra, quell’Estonia lacerata e incancrenita dall’occupazione nazista del ’41 e da quella sovietica del ’45. La congiura, cui allude il titolo italiano dell’opera, è quella violenta delle potenze in armi contro il piccolo stato baltico, il cui tessuto umano viene più volte sfilacciato e vilipeso, preso in una morsa di repressione e di ottuso militarismo.

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Le tre vicende del libro ripercorrono tre momenti nella vita dello scrittore Peeter Mikk, alter ego dell’autore, vicende belliche e al tempo stesso quotidiane, riportate con una genuinità diretta e magistralmente lontana da qualsiasi retorica. Ed è proprio questa immediatezza, che ha il sapore della chiacchiera fra amici, che si ritorce come un pugno nello stomaco nel momento in cui le vicende narrate subiscono un tracollo vertiginoso e insopportabile, risucchiate in un vortice abissale di ingiustizia, di eroismo frustrato, di angoscia, di morte. Diversi decenni di letteratura di consumo ci hanno disabituato alla potenza che con abilità Kroos riesce a racchiudere nelle sue poche pagine. E, almeno io, non posso che guardare con gratitudine alla coraggiosa iniziativa di Iperborea, piccola casa editrice milanese fuori dai grandi circuiti editoriali, che ha portato in Italia la sua opera. Se pensate che un libro non sia un diversivo da ombrellone, e siete fra i pochi convinti che la lettura possa (e debba) rivoltarvi, sconvolgervi e affinarvi sensi nuovi come un giro all’inferno, leggete Kross. Leggete “La congiura”, perché è un capolavoro, e il termine non è usato a cuor leggero.

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