NAIS LIVE! // Rebel Rebel + Resistance – RYAN ELLIOTT, Ø [PHASE], TADEO, CTRLS,ZERØ.
21 Ottobre, 2015La mattina di sabato partiamo come sempre in ritardo sulla tabella di marcia. Sono circa le cinque e mezzo, in macchina si parla poco, nello stereo Cosmogramma (Warp, 2010) di Flying Lotus ci sbatte prepotentemente. Giusto il tempo di perdersi tra Roma Sud e Guidonia un paio di volte e siamo bell’e pronti a Piazza Bologna per l’appuntamento con il solito bangladino lì dietro e le slalom a due euro. Verso le undici e mezza si parte dritti verso l’evento. Trovare il posto è più facile del previsto, la Salaria di notte è uno scivolo, l’auto si guida da sola e, di colpo, in via Sambuca Pistoiese, dopo gli studi Sky, ci troviamo di fronte al tempio del clubbing romano, il Warehouse. Ricavato all’interno degli ex studi cinematografici sulla Salaria, l’ex magazzino, dal sapore post-industriale, risuona dei bassi delle casse fin dall’esterno.
C’è una bella atmosfera. Appena dentro, la serata R2, ovviamente il progetto firmato REBEL ☈ REBEL e RESISTANCE IS TECHNO, può cominciare. Ryan Elliott, in beat 2 beat con ZERØ, è un dj da battaglia, instancabile, preciso, vecchia scuola: prima lavorava come analista finanziario in una compagnia di auto di Detroit e conserva ancora l’attitudine da professionista, mattatore infaticabile. Mette su “Let’s Prance” di Aphrohead ed è subito festa.
La folla sottocassa si muove compatta, una macchia nera come malattia, la cura è già entrata in circolo, d’ora in poi tutto funzionerà da sé. Nell’altra sala, casa Token non scherza, Ctrls ristruttura gli spazi e riscalda gli animi. L’ingegnere del suono prepara il tappeto rosso al collega successivo, l’inglese di Epsom Ø Phase è un dolce fluire; una lieve somiglianza con Daryl di The Walking Dead rende la sua figura in console ancora più oscura.
Il pupillo di casa Token mi smonta le arterie e vado subito a ristorarmi dal dottor Elliott. I volumi e i bassi sembrano modulati secondo le mie esigenze e dopo un paio di Long Island arriva il traccione di Steve Bug, “A night like this” (in versione remix “A night like that” di Richie Hawtin) che subito diventa il cult della serata, emblema del set targato Rebel Rebel. Ma il dottor Elliott non si ferma nella sua terapia, decide per un trattamento duro; aumenta i volumi e i bpm e una pioggia di fuoco dalla sua postazione illumina il Warehouse.
Il drago americano non si fa mancare proprio niente e mentre il pubblico continua a sparare mani alte, mi sposto nella sala Resistance, dove Ø Phase, sguardo dritto ai suoi ferri del mestiere, sta continuando a martellare le teste dei ragazzi in pista. Poco dopo attacca Tadeo, alias Miguel Sar, sperimentatore madrileno. Barbone classico alla Zadig ma più curato, il poeta spagnolo comincia a versificare sulla falsariga già tracciata dal precedente Ø Phase.
Mette “Rhetorica” (Jonas Kopp remix) e subito tira a mille il suo set. Sottocassa c’è spazio anche per il tipo, presente ovunque alle feste, con gli occhiali da sole, tradizionalista intramontabile tutto italiano e, mentre in pista sono tutti fratelli, io mi arrendo al mio viaggio. Usciamo verso le 5 quando l’alba, in queste notti d’ottobre, è impossibile da scorgere; mi dico che il Warehouse è un gran posto e che le due anime di Resistance is techno e Rebel Rebel possono coesistere in un’idea di musica e sentire comune, dove l’una completa l’altra. Facciamo tappa al paninaro lì davanti e in auto sto in silenzio meditando sui bassi di poco prima. L’indomani mi alzerò ancora frastornato e, durante il pranzo, metterò su New Mexico (self-released, 1982) degli Oppenheimer Analysis per riprendermi la mente. Domenica sera siamo di ritorno ad Avellino e c’è sempre Flying Lotus a tenerci compagnia. C’è un po’ di nostalgia. Che bel weekend quello romano.
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