“Nostalgia Seventis” : BLUE PHANTOM – DISTORSIONS (1971)
18 Gennaio, 2015Come ricordato in una recensione precedente (v. Planetarium), capitava spesso che nel fermento musicale dei “nostalgici seventies” gruppi di ottimi turnisti si riunissero in studio per registrare sessions sperimentali che spaziavano dal beat alla psichedelia, contenendo in sé i primissimi germi di quel prog che sarebbe fiorito sovente qualche mese a seguire. In alcuni casi, le “fatiche” di cotali gruppi si sono rivelate realmente interessanti, anche se in determinate circostanze non è stato possibile risalire agli esecutori dei brani, poiché degli artisti in questione si perdevano a volte completamente le tracce, data anche la scarsità di vendite riscontrate al cospetto di proposte poco divulgate nell’ambito dei media musicali, prodotte spesso e volentieri da etichette specializzate nel settore ma distribuite poco e male dalle major, oggettivamente poco interessate a smerciare complessi anonimi che proponevano musica lontana dallo star-bussiness e dall’alveo commerciale. Il caso dei Blue Phantom, datato 1971, è illuminante. Questo complesso misterioso, dai componenti a tutt’oggi mai identificati, mosse sicuramente i primi passi attorno al nucleo musicale facente capo all’etichetta Vedette, gestita dall’istrionico Armando Sciascia che ha indubbiamente coordinato il tutto, data anche la distribuzione dell’LP affidata salla sconosciuta Spider, piccola etichetta operativa nei primissimi anni ’70 e facente capo proprio alla stessa Vedette che distributiva ufficialmente il lavoro intitolato profeticamenteDistorsions, dimostrando come la band avesse chiaro in mente lo scopo da perseguire. Effettivamente, l’unico progetto editato a nome Blue Phantom contiene numerosi elementi di distorsione, in uno stile acido-psichedelico che strizza l’occhio al futuro prog in un insieme di brani strumentali che si assomigliano tra loro per stile e concezione, ma conferendo ad ogni pezzo una propria anima ben delineata, come nell’hard-rock di Michrochaos, indubbiamente uno dei momenti migliori del lavoro al pari di Violence, tre minuti di vero prog ante-litteram. Ottimo nell’insieme il lavoro delle chitarre che s’integrano alla perfezione con la sezione ritmica, percussioni in testa (Diodo, Metamorphosis), ben calibrato Equilibrium nella propria psichedelia d’estrazione lounge, mentre Dipnoi attinge a piene mani nelle sonorità stile soundtrack in voga nel periodo, preludendo al tagliente garage-rock di Distillation che mette in risalto le notevoli qualità tecniche possedute da questi (ancor oggi) sconosciuti musicisti.
La conclusiva Psycho-nebulous sfiora i cinque minuti, dilatandosi grazie all’ottimo lavoro delle tastiere, dipingendo così un brano lisergico che mette il punto esclamativo ad un disco ben strutturato e suonato con una competenza mai invasiva, interamente strumentale e senza lungaggini ad appesantirne una trama che si esaurisce in poco più di mezz’ora, dove lo stile a tratti può apparire manierato ma senza mai annoiare e meritandosi più di un ascolto. L’avventura dei Blue Phantom dura solamente lo spazio di un disco e, come detto in precedenza, del gruppo non si saprà più nulla. Resta l’ottima testimonianza di Distorsions, divenuto col passare degli anni uno dei tanti oggetti-feticcio della numerosa produzione (pre) progressiva italiana, con il vinile pubblicato dalla Spider e presentato in una variopinta copertina a busta singola, a tutt’oggi un disco molto raro e ricercato tanto dai collezionisti di prog quanto dagli amanti delle sonorizzazioni, alle quali lo stile del lavoro si riconduce per forma e sostanza. L’edizione in CD della Vinyl Magic/AMS è al solito molto curata, con copertina mini-LP ed arricchita da due bonus-track, precisamente Uncle Jim ed una versione di Diodo completamente diversa dal brano d’apertura, una sorta di divertissement in stile country che era rimasta fuori dalla track-list originaria inserita nella prima stampa dell’LP ma pubblicata in un raro 45 giri datato anch’esso 1971 (Uncle Jim/Diodo) e prodotto sempre dalla Spider, altro pezzo da collezione divenuto nel corso degli anni sempre più difficile da reperire, specialmente in condizioni ottimali.
Di Fabrizio Proietti
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