PASS THE POPCORN /// EVERLY (2014)

12 Marzo, 2015

Sono sempre stato un grande patito di fumetti, lo ammetto. Fin da bambino. Passavo interi pomeriggi a leggere storie a fumetti, mentre i miei coetanei tiravano calci ad un pallone, giù nelle piazzette del quartiere. Mentre loro citavano maschi muscoli, sudati e in mutande che lavoravano coi piedi, io conoscevo a menadito gli eroi in calzamaglia. Ero feticista? Meno di loro: nelle mie fantasie trovavano spazio decine e decine di eroine scollacciate coi tacchi alti. Insomma, ero avvantaggiato rispetto ai miei coetanei Super-Santosfoni: il mio immaginario aveva conosciuto ben prima di loro la meraviglia delle ragazze in costume. (E quando pensate di essere dei nerd disagiati perché leggete i comics, pensate a quest’ultima affermazione!).

Ma non è questo il punto. E questo non vuole essere un resoconto autobiografico. L’amare i fumetti mi spinge a ululare di gioia ogni volta che mi imbatto in un’opera che riesce a rendere perfettamente gli elementi a me tanto cari; che è pure, in definitiva, il motivo per cui amo molto la letteratura di genere (o la grande letteratura, che si comporta sempre in maniera molto simile): perché tiene insieme più cose, si muove in verticale e in orizzontale insieme, tesse meravigliosamente la trama della realtà, con quella della possibilità e dell’immaginario. Per questo, amo molto film come Everly, il nostro PASS THE POPCORN; per questo e per Salma Hayek in lingerie.

Bisogna ammetterlo: ‘sto film non c’ha trama. O meglio: è sottile e striminzita, forse un po’ troppo. Eppure è fondamentale che sia così: solo su maglie abbastanza larghe, si possono poggiare tutte le citazioni, i richiami, i rimandi che rendono il film il piccolo gioiello che è. Per cui, quando lo guardate, tralasciate per un momento il concetto di trama intesa come consequenzialità degli eventi (la storia deve procedere da un punto A a un punto B); pensatela come intreccio, tessitura di un insieme di possibilità, di precedenti; una fusione a freddo di elementi disparati che contribuiscono a costruire nuovo Frankestein. Un nuovo organismo, cioè, bellissimo perché disarmonico, difforme e spigoloso.

Se poi tutto questo non vi basta, o non vi è chiaro fino in fondo, ci sono un sacco di esplosioni. E morti. E sangue a fiotti. E perle di humor nero. E continui sottintesi sessuali (alla Besson o alla Tarantino, fate voi). E la Yakuza (morti + sangue a fiotti + Yakuza = Takashi Miike) . E la polizia corrotta. E alcuni dei cattivi “manga” più belli di sempre (The sadist and his masochist). E scene epiche (la scena del cane Banzai e della granata, ad esempio). E Salma Hayek in lingerie. L’ho già detto? Avete ragione: ma non avevo ancora aggiunto che ha un enorme tatuaggio giapponese dietro la schiena, vero?

Buona visione!


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