Pass the popcorn /// The Guest (2014)

8 Gennaio, 2015

Come ve lo descrivo questo film? Mica facile. È una di quelle pellicole talmente stratificate da resistere ad ogni classificazione. Neppure posso semplicemente raccontarvi la trama: è estremamente semplice e lineare, come accade per quei film che puntano su ben altro che sulla storia. Allora, per parlarvene, la metto giù alla ALTA FEDELTA’: una classifica, cinque ragioni in ordine crescente, per cui non dovete, in nessun caso, farvi scappare THE GUEST.

1. La commistione di generi. Imiterò Giovanni Mucciaccia. Prendete la struttura e il ritmo di un action movie. Fatto? Bene. Alle scene di azione, però, date un grado di violenza e gore da splatter movie. Fatto? Bene. Ora passiamo all’intreccio: giocate il 90% della trama come un thriller: metteteci dentro tutti gli elementi più canonici, come l’arrivo dello sconosciuto nella cittadina di provincia o lo scambio di persona, alla maniera di THE THIRD MAN, per intenderci. Poi improvvisamente virate sullo spionistico militare; con un confronto finale dal sapore western. Come dite? Vi sembra un gran pasticcio? Siamo solo alla prima ragione. Non scoraggiatevi tanto facilmente.

2. La regia e la sceneggiatura. Ovviamente il mix è possibile solo se chi scrive si intende dei generi e ha senso della misura nel dosarli. Pare che Mr. Simon Barrett, di professione sceneggiatore, abbia entrambe queste doti: oltre ad una visionarietà psichedelica degna di un altro grande Barrett, Syd. A questo punto, c’è bisogno di un regista che sappia trasformare le immagini statiche sulla carta in immagini in movimento: ed ecco Adam Wingard che prende lo stile di Refn, lo depura dal manicheismo nord europeo e lo fa saltare in salsa tex-mex: restituendoci, così, lo splendore e la miseria delle luci, dei colori, dell’immaginario ribelle della profonda provincia americana.

3. Gli attori. Avete mai sentito parlare di Dan Stevens? E di Maika Monroe? No? Segnateveli questi nomi. Non vi fidate? Guardateli recitare. Poi ne riparliamo.

4. La colonna sonora. Per chi ha visto DRIVE, nulla di nuovo: pura new wave\dark, con alcuni straordinari brani elettro-pop. Selezionati con gusto, sistemati con arte.

5. Il finale. Diciamo gli ultimi 10/15 minuti. Dalla resa dei conti in poi. Devo davvero dirvi di più?

Insomma, siamo immersi nel più puro mitologema americano in salsa post-moderna, tra Refn e Eastwood. Ecco: questa definizione è probabilmente la migliore descrizione per THE GUEST.

(La scheda del film a cura di ROTTEN TOMATOES – Click Here – )

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