Robyn Hitchcock & Emma Swift LIVE // Open: G.B. Husband and The Ungrateful Sons @Meet Eventi Atripalda

10 Aprile, 2015

Per rendere giustizia a un cantautore irregolare come Robyn Hitchcock, bisognerebbe tornare al 1980 quando la sua band The Soft Boys, nata a Cambridge nel 1976, dà alle stampe il capolavoro “Underwater Moonlight”. Hitchcock e compagni erano affascinati dalla psichedelia folk, dal punk, dal garage, dalla melodia beatlesiana, e all’epoca nessuno come loro poteva destreggiarsi tra i vari input emersi nei precedenti vent’anni di rock’n’roll; tra l’attitudine iconoclasta del punk e la glacialità della new wave gli inglesi scelsero di seguire l’istinto. I critici musicali fanno risalire a questo disco l’origine del jangle pop che ha ispirato gruppi come i R.E.M. e i Replacements, e se si ascolta “Tonight” è facile capire il perché. I Soft Boys sono un gruppo seminale per quello che è stato l’alternative rock negli anni ottanta e poi l’indie rock.


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“Underwater Moonlight” è una sorta di compendio della storia del rock, dentro c’è di tutto: dalla melodia scostante dei Kinks (“Where are the prawns”) alle armonie vocali dei Beach Boys, dagli slanci psichedelici dei Pink Floyd barrettiani (“Vegetable man”) all’incedere notturno di un Lou Reed (sempre “Tonight”), dalla furia garage degli Stooges di Iggy Pop (“Black Snake Diamond Rock”) al jingle jangle dei Byrds (“Queen of Eyes”). Non c’erano altri gruppi capaci di raggiungere lo stesso polimorfismo musicale, nemmeno i tanto celebrati Talking Heads, e per farvi un’idea sulla complessità stilistica che riuscivano a contenere in quattro minuti di musica potete ascoltare “Dreams”. Il surrealismo dei testi e l’abbondanza dei riferimenti culturali hanno significato l’esclusione della band dal mainstream rock e paradossalmente anche dall’underground, sempre alla ricerca di nuovi modelli “certificati” dall’esposizione commerciale (punk, new wave, synth pop).


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Così il traguardo del secondo album segnò la fine per i Soft Boys e l’inizio della carriera solista di Hitchcock, che della band era il principale compositore. Parallelamente si sviluppò la carriera di un altro componente dei Soft Boys, Kimberley Rew, che con i Katrina & The Waves arrivò al successo planetario scrivendo la hit “Walking on Sunshine”. Negli anni ottanta, dopo qualche fallimento (“Groovy Decay”), il cantautore inglese cominciò a produrre un folk pop venato di psichedelia che decretò il successo di critica dell’album “I Often Dream of Trains”, considerato oggi un cult della sua consistente discografia e del pop rock anni ottanta. Il punto di riferimento dei suoi dischi solisti è il rock acustico, con la strumentazione ridotta all’osso: chitarra, piano e archi reggono il cantato nasale che ricorda da vicino quello del “diamante pazzo” Syd Barrett. La soavità delle soluzioni acustiche e degli arrangiamenti accrescono il senso etereo nelle canzoni, che per lo più sono nello stile della ballata.


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Negli anni Hitchcock ha rafforzato il suo status di artista “colto” e stravagante grazie a una peculiare attenzione per le liriche, dalle quali emergono l’arguzia parodistica e l’immensa passione per i difetti umani, dovuta all’influenza del padre Raymond, romanziere e autore di Percy, opera comica adattata per il cinema nel 1971 con una colonna sonora omonima scritta dai Kinks. Oggi il cantautore londinese può guardare al passato soddisfatto dell’impatto che la sua musica ha esercitato su diverse generazioni di musicisti: dai R.E.M. ai Mercury Rev fino ai Pixies.


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“The Man Upstairs”, l’ultimo disco, oltre a pezzi inediti contiene una manciata di validissime cover, tra le quali spiccano due gemme “The Ghost in You” dei Psychedelic Furs e “Ferries” degli I Was A King, uno sconosciuto gruppo di Oslo. Arrivato alla ventesima pubblicazione da solista, Hitchcock è ancora capace di comunicare lo stesso senso di imprevedibilità mostrato in quel manuale per aspiranti rockers che è “Underwater Moonlight”. Stasera, al Meet Eventi di Atripalda Robyn Hitchcock si esibirà accompagnato dalla folk singer australiana Emma Swift, sua compagna di viaggio in questo tour. Non perdete la sua unica tappa al sud Italia!


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Opening act: G.B. Husband and the Ungrateful Sons.

Progetto interamente irpino, reduci dalla pubblicazione del primo disco Full Love (2014), costruiscono il proprio sound sul folk americano degli anni ’70 con un lavoro agile e sinuoso che si inserisce a pieno nelle dinaniche del genere. Ascoltabili come Jim Croce o Gram Parsons, ricercati come Gene Clark: la loro musica, apparentemente semplice, passa improvvisamente a delle strutture stratificate e complesse.


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