WHAT’S IN MY SOUL // Kikagaku Moyo-幾何学模様
30 Giugno, 2015Prima dell’esibizione di domenica 21 giugno al Godot Art Bistrot in occasione del Mas Fest di Avellino, abbiamo scambiato qualche battuta con i Kikagaku Moyo da Tokyo, Japan.
Tra sciamanesimo, psichedelia e citazioni dal cinema horror di Ruggero Deodato, questa è la fedele riproduzione del nostro dialogo. Alla maniera di #ANHW.it, ovviamente.
ABOUT MUSIC:
«Gli album che credo possano metterci tutti d’accordo – perché in realtà ascoltiamo generi musicali molto differenti – sono “On the shore” dei Trees, una band traditional-folk inglese degli anni ’70. Come secondo disco, scegliamo “Aguirre” dei Popol Vuh, che è la colonna sonora dell’omonimo film di Werner Herzog. C’è, poi, una band italiana che ci piace molto: i Guano Padano. Hanno suonato qui da voi, al Mas Fest, tre anni fa. Hanno un bel sound, molto americano. A questi, aggiungiamo una raccolta di musica New Age per sitar: “I am the Sintar“, è il titolo dell’album. Un disco favoloso».
ABOUT MOVIES:
«Seguiamo molto il cinema. Ci appassiona. Non a caso abbiamo citato una colonna sonora tra i nostri dischi di riferimento! Il nostro secondo disco “Forest of lost children” conteneva una storia, un concept che collegava tutte le tracce. Una specie di rito tribale, un po’ come in quel celebre film horror italiano di fine anni ’70, Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato. Amiamo molto il cinema di genere: l’horror come la fantascienza degli anni ’50 e ’60. Ci piacerebbe molto lavorare ad una colonna sonora, sarebbe una nuova forma di avventura musicale».
ABOUT ARTS:
«Siamo molto influenzati dalla cultura sciamanica e dalla controcultura psichedelica. Nel nostro ultimo EP, “Mammatus clouds“, c’è una traccia lunga 30 minuti, una jam-session che si ispira proprio ai riti sciamanici. Le copertine dei primi due dischi le abbiamo disegnate da noi, con un occhio all’arte concettuale, a quella tribale e alle copertine dei dischi degli anni ’60. Per la copertina dell’ultimo EP, come per la grafica delle nostre t-shirt, abbiamo invece deciso di collaborare con altri artisti, statunitensi e inglese soprattutto. Le nostre letture preferite, come potete facilmente immaginare, risentono di questi interessi: volumi sullo sciamanesimo, sulla cultura psichedelica, sulle possibilità di espansione della mente. Pensiamo alla nostra musica, in qualche modo, come a una specie di viaggio interiore; e speriamo sempre che chi l’ascolta riceva la stessa impressione; che intraprenda il proprio viaggio interiore, sulle nostre note».
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